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Liberi&professionisti

 

 

Probabilmente saremo talmente abituati ad incontrarli ovunque nella freneticità dei nostri ritmi che, le loro ombre ci scivolano come gocce d’acqua che ci lambiscono il vestito della festa o sarà, forse, che nel nostro benessere è consolidato così tanto egoismo ed invidia da renderci ciechi ed ottusi, tanto da poterci così giustificare nel non voler accettare e capire la complessità di mondi diversi, diversi in base alla loro morale di vita, alla loro provenienza, alle loro tradizioni, pur se legati dalla stessa capacità di confondersi tra le folle sotto i portici, tra le file d’auto ai semafori, capaci di rendersi continuamente invisibili alle forze dell’ordine ma non ai passanti sensibili in grado a volte di un atto di bontà.
Il significato di “Liberi” si riferisce all’apparente libertà dagli status simbol e da tutto ciò che a noi serve per poter star in corsa, “Professionisti” perché capaci di convincere senza pressare, di recitare le loro disgrazie, di aspettare, di sorridere e ringraziare pur non avendo ricevuto nessuna monetina, attendendo ogni giorno gli stessi tempi dilatati, rispettando orari d’attesa che mai iniziano e finiscono allo stesso punto, dimenticando l’ora in cui la loro professione dovrebbe fermarsi, arrivando a confondere la loro vita con la “professione” stessa.
Puntare la macchina verso questa gente, mi sembrava di mancarle di rispetto, di sottolineare il distacco di due mondi economici, di approfittare della loro richiesta d’aiuto verso coloro che indifferenti scorrono a fianco, di sottolineare la loro vergogna di chiedere quel poco che “non impoverisce noi e non arricchisce loro”.
Prima di scattare, li ho cercati per poterli osservare e mi sono convinto anch’io a regalare una monetina, per poter premiare le loro interpretazioni, la bravura nel recitare ed il saper sfruttare la propria arte da poter vendere al buon gusto del curioso.
Lontani dal loro posto di lavoro, infatti, spariva la tristezza, fumavano Malboro, bevevano Ceres, chiamavano dal telefonino, viaggiavano in Mercedes e riempivano carrelli di cibo nei supermercati.
Ho deciso, così, di fotografare il fascino della loro professione, capace di saper commuovere, di rendere indipendenti, permettendo di vivere ovunque nel mondo, con guadagni non tassati.


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