terremoto_Emilia_2012

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Terremoto dell'Emilia

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Terremoto dell'Emilia

20 Maggio 2012 ore 4.04
Una forte scossa di magnitudo 5,9 della scala Richter ha colpito il Nord Italia ed in particolare l’Emilia Romagna.
L’ epicentro è stato localizzato a 36 chilometri a nord di Bologna, fra le province di Modena e Ferrara. Un’altra scossa di magnitudo 5.1 si è poi verificata nel primo pomeriggio con epicentro San Prospero (MO) e varie scosse si sono susseguite nella notte e nei giorni successivi, alcune d’ intensità anche superiore alla magnitudo 5.
29 Maggio 2012 ore 9.00
Un’ altra forte scossa di magnitudo 5,8 della scala Richter è stata registrata con epicentro nel Modenese. Poi alle 12,56 di magnitudo 5,3 e alle 13,01 di magnitudo 5,1.
Crollano case, chiese, torri, orologi. Centri storici mutilati.
27 vittime e oltre 16 mila gli sfollati nell’ Emilia Romagna martoriata.

Alcuni hanno dato la colpa all’Haarp (High Frequency Active Auroral Research Program) un impianto che si trova a Fairbank in Alaska, che ufficialmente si occupa di ricerche sulla ionosfera e sulle onde radio. E’ un sito militare e per quanto parte della ricerca effettuata possa essere segreta la possibilità che l’impianto possa generare terremoti è in contrasto con le leggi della fisica.
Molti abitanti della zona colpita dal sisma, invece, hanno dichiarato di aver sentito delle esplosioni precedere ogni scossa e per questa motivazione reputano responsabile il fracking, la perforazione idraulica del sottosuolo, condotta attraverso l’iniezione di acqua ad elevata pressione, che permette di frantumare la roccia, causando microterremoti, in modo che il gas contenuto nei pori della roccia stessa venga sprigionato e catturato per essere commercializzato. Perforazioni che raggiungono la profondità di 6.000 metri. Il Dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Modena e Reggio Emilia segnala che nessuna attività dell’uomo (sondaggi, perforazioni, prelievi di idrocarburi, prelievi di acqua) può creare o indurre terremoti di intensità pari a quelli avvenuti.
Con il decreto legge n. 59, intanto, si spiega che le spese relative alla ricostruzione degli edifici distrutti durante catastrofi naturali, non saranno più a carico dello stato ma dei cittadini, attraverso apposite polizze assicurative. «...E questo per poter garantire adeguati, tempestivi ed uniformi livelli di soddisfacimento delle esigenze di riparazione e ricostruzione».

1 Giugno 2012
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha rigettato la richiesta avanzata dalla società “Erg Rivara Storage”, bloccando il programma di ricerche scientifiche che avrebbero portato a Rivara il più grande deposito d’ Europa di stoccaggio gas.
Il comune si trova a pochi chilometri dall’ epicentro dei terremoti del 20 e 29 Maggio.

 

Le zone industriali di questa parte d’Italia, che da sola conta il 2% del Pil italiano, sono devastate.
Capannoni che sembrano implosi, pilastri e travi enormi che mantengono lastre di cemento distrutte come fossero state in carta pesta. Su questo tipo di costruzioni, soprattutto quelle più recenti, è stato aperto un fascicolo conoscitivo, per verificare come sono stati costruiti i capannoni e se sono state rispettate le norme tecniche antisismiche. Il terremoto che nel mese di Maggio ha colpito l’Emilia Romagna ha messo in ginocchio uno dei settori principi dell’identità, della cultura e della natura produttiva di questo territorio, il Parmigiano-Reggiano, uno dei prodotti che da secoli rappresenta l’ eccellenza italiana nel mondo.
Secondo la Coldiretti dell’Emilia Romagna, che sta monitorando i danni che ha provocato il terremoto nel settore agricolo, sono 400-500 mila, dal peso di 40 kg ognuna, le forme di Parmigiano-Reggiano danneggiate, pari al 10% della produzione complessiva. Ad essere colpite sono state soprattutto le forme fresche, con soli sei mesi di stagionatura, danneggiate dal crollo dei cosiddetti “scaloni” nel bolognese o “scalere” nel modenese, le grandi scaffalature di stagionatura che sono collassate con la prima scossa.
Secondo una prima valutazione i danni ammontano, solo per il Parmigiano-Reggiano, ad oltre duecento milioni di euro.
I danni subiti dai caseifici si sono rivelati di notevole rilevanza, al punto da mettere in dubbio la possibilità di ripresa della produzione di un prodotto che affonda le radici nel Medioevo.
Al fine di aiutare concretamente i caseifici coinvolti, di preservare e di lasciare alle future generazioni quel patrimonio identitario, culturale ed ideale rappresentato dal formaggio Parmigiano-Reggiano è stato costituito il Comitato Gruppo Caseifici Terremotati del Parmigiano-Reggiano.
Lo scopo del Comitato è quello di raccogliere fondi e di stimolare la raccolta di erogazioni liberali da destinare ai caseifici produttori di formaggio DOP Parmigiano-Reggiano i cui stabilimenti sono collocati nella zona colpita dal terremoto.
Le forme recuperate sono state rimessa sul mercato ad un prezzo promozionale.

I danni sono stati notevoli anche per la produzione di Aceto Balsamico.
L’ altro prodotto tipico di una regione che vanta il maggior numero di Dop e Igp, con ben trentatré tipicità riconosciute. E tra queste, anche l’Aceto balsamico Igp e le acetaie dell’Aceto balsamico tradizionale Dop. Il consorzio calcola un impatto economico stimato in perdite che oscillano tra i dieci e i quindici milioni di euro.


La sabbia miscelata all’acqua delle falde ha ricoperto per giorni paesi come San Carlo, Mirabello e XII Morelli, paesi costruiti sul letto del vecchio fiume Reno. Questo “magma” scuro e viscido, risalendo dal sottosuolo ha riempito abitazioni per oltre mezzo metro d’altezza, riuscendo ad alzare persino gli armadi. Dove non ha trovato sfogo ha distrutto asfalto e abitazioni. Un mare di melma spinto dalle onde sismiche, che ha lasciato un vuoto in profondità ed ha causato l’ inclinazione dei palazzi.
Un vuoto che una volta riconsolidato non può essere colmato.
La liquefazione è un fenomeno tipico dei terreni sabbiosi ricchi di acqua. Durante un terremoto la pressione nel sottosuolo aumenta e fa esplodere gli strati superficiali della crosta. Un fenomeno mai verificatosi in Italia ma accaduto spesso nei terremoti in Giappone, la cui magnitudo supera i 7 gradi della scala Richter.
La falda acquifera, immaginata come se fosse una grande spugna,viene strizzata velocemente dal sisma, il fango viene disperso e il terreno cede.
La modifica della struttura del suolo, una volta che si asciuga, diventa irreversibile e pericolosa per la stabilità delle costruzioni, solo alcune case, infatti, potranno essere sistemate, altre dovranno essere assolutamente abbandonate.

Il terrore di nuove scosse ha costretto tanti abitanti a dormire fuori casa per settimane, se pur la propria abitazione non avesse subito nessun danno. Chi non ha accettato la soluzione delle baraccopoli allestite dalla Protezione Civile nelle palestre o nei centri sportivi, ha preferito la propria tenda in giardino, il camper o addirittura si è creato un letto creando dello spazio tra i sedili dell’automobile, altri hanno trasformato dei giardini pubblici in campeggi, i più fortunati hanno trovato ospitalità presso amici o parenti in località lontane dalle zone terremotate, tanti stranieri, approfittando del periodo estivo, della chiusura delle scuole e dei posti di lavoro inagibili, hanno caricato sull’automobile tutto ciò che sono riusciti a recuperare e sono tornati nei paesi d’origine.
Sono nati tanti campi autogestiti, per rimane vicino la propria casa, perchè il territorio terremotato intorno al campo fosse presidiato, per non abbandonarlo, lasciando libertà di agire agli sciacalli, in azione sin dai primi giorni.
Per combattere questo fenomeno il ministero dell’Interno ha mandato un contingente extra di 300 militari che si sono occupati della vigilanza e della protezione del territorio colpito.